Open House, la risposta al caos culturale malesiano

Kuala Lumpur, Malesia 2018

Viaggio in compagnia della delegazione dello chef Daniele Repetti per la settimana della cucina italiana nel mondo.

Malesia, paese mai visitato, paese a 6 ore di fuso, incrocio di culture e religioni, una mini babilonia dell'estremo est.

Giapponesi, cinesi, indiani in primis ma anche malesiani, inglesi, expat di tante nazioni europee, tailandesi, etc.
Una cucina che rispecchia la babele culturale nella quale odori, sapori e colori si possono vivere intensamente nello street food e nell'offerta culinaria accessibile 24 ore su 24.

Una nazione che ha recentemente scoperto le malattie del benessere, come il diabete e la gotta. 
Una nazione che sta cercando il freno a questo consumo eccessivo anche attraverso piani formativi di massa, tanto è vero che il tassista mi confessa:"Mangio spesso fritto, ma non fa malissimo. Ciò che invece fa male è la carne rossa, quella che viene stufata per tanto..."

E poi ci sono i nuovi giovani, intraprendenti, magari con qualche possibilità economica in più originata dai sacrifici dei padri e da una formazione universitaria importante.
Sono giovani che pian piano si riscoprono Popolo; con radici, tradizioni, cultura.

Me ne parla Chris, una PR (and more, direi) che mi presenta il titolare di Open House, un ristorante Fine Dining KLL. 

Ci vado con Daniele, convinta che anche annusare culture culinarie lontane sprigioni la fantasia del vero chef.

E così ci ritroviamo in questo locale molto curato, progettato nei minimi particolari da una mano sicura con una ricerca di materiali cosciente. 
Conosciamo lo staff della cucina che ci parla di tradizioni, di prodotti della giungla, di riscoperta, di nonne e vecchie ricette rivisitate in chiave moderna.

Mi colpiscono, in particolare, tutti gli sforzi che fanno per mostrare allo chef Michelin, per il quale  nutrono evidente reverenza, il loro percorso di ricerca e studio.
Scopro:
KULAT KUKUR, un fungo che cresce sugli alberi della giungla e che viene trattato in una specie di impasto da servire con riso balsamico,
BUAH KULIM, una noce che grattugiata emana un tipico profumo di tartufo bianco,
KEPAYANG, noce nera che odora di aglio.

Rimango assolutamente rapita da tanti odori, sapori e intensità.
Tutti elementi  che loro utilizzano poi per creare una specie di salsa da accompagnare ai piatti mentre i sapori, presi singolarmente, avrebbero tutta la dignità e la potenza di sostenere un piatto da soli.

Rimango ancora più stupita dalla fierezza del percorso che hanno fatto, nel riscoprire le origini, nell'andare nella giungla, chiedere, studiare e far sì che ciò che una volta si è contaminato con culture diverse si riscopra assolutamente di valore. Da solo.
Come me, vedo lo chef che viaggia, che immagina, che cucina mentalmente...

Un bel percorso che vi consiglio di visitare una volta in KL ( è assolutamente centralissimo, vicino al famoso elefante rosa).
Il sito internet è https://www.openhouse.my/ (chick anche questo...)
Grazie infine a Andrew per averci presentato la sua creazione, per averci fatto odorare nella sua cucina.
Unico rimorso, averla visitata in orario di chiusura e quindi, rimorso che diventa appuntamento per il prossimo viaggio in KL. 
Questa volta, vorrei andare a fare la spesa con te Andrew, mi porti?




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