Il turista non cerca gadget

Fra le regioni che ho da sempre voluto visitare, la Basilicata.
E prima che la città di Matera sia nel pieno del suo anno della Cultura, il 2019, ho deciso di trascorrerci tre giorni con la famiglia.

Incanto, nient'altro che incanto.
Devo dire che dalle foto le aspettative erano molto alte ma dal vivo sono state superate.
Le grotte, le cisterne, le vie, i pochi negozietti che vendevano fischietti in terracotta e braccialetti fatti dai materani davanti ai nostri occhi, ristoranti con cibo tipico locale e street food a base di puccia.

Una città che ha saputo dosare molto bene lo sviluppo ( tutto sommato recente) con l'invasione turistica e mentre nelle vie si sentono americani, giapponesi, inglesi e francesi, tutto scorre armonico senza troppe pretese.

La corsa della mattina mi apre il mondo ad alcuni contadini che portano le verdure nel centro storico urlando nel dialetto locale: pomodori, zucchine, cetrioli, etc.
Fantastico. Mi sento un po' materana anche io, sebbene correndo fra le scalinate dei Sassi stono un poco con il resto della città che si sta svegliando. Il suo sforzo è reale, faticoso, necessario mentre il mio sembra un po' fittizio.
Infatti i contadini mi guardano con un certo "chi te lo fa fare..."

Tornando in Abruzzo ci fermiamo ad Alberobello, in Puglia, nota per i suoi trulli.
E anche qui l'aspettativa è altissima perché per i bambini era come vedere foto di casette incantate di fate o gnomi che attendevano di essere visitate. Ester mi chiedeva il cellulare per vedere i trulli ogni 5 minuti...

Ed invece, puro stress.
Ogni trullo è un negozio dove il 60% dei prodotti vengono dalla Cina, i negozianti appollaiati sulla porta che invitano all'entrata come i camerieri nei ristoranti di Roma.
Il troppo storpia e dopo aver acquistato un trullo con palla di neve annessa, un trullo che cambia colore in base al tempo ed un ennesimo fischietto mi rifiuto di rimanere li.

Lungo le vie, sento anche le voci contrariate di due americani, in visita alla cittadina e di una comitiva di tedeschi che criticava la troppa sfrontatezza commerciale delle persone ( gentile traduzione di Gaia).

Che peccato. Un territorio che sta intaccando la propria immagine per un po' di prodotti cinesi...tutti uguali fra l'altro...

Come fa l'amministrazione comunale a non rendersene conto?
Il turista non è alla ricerca di gadget ma di storie vere, di ambienti reali e di tanta tradizione.
Non si parte dal Giappone per comprare una ruota di plastica piena di caramelle made in China nei trulli pugliesi.

Piuttosto: laboratori di panificazione, i buonissimi taralli, le orecchiette, i fischietti in legno, il lino, etc.
Tanto potenziale da poter valorizzare senza necessariamente trasformarsi in un centro commerciale a cielo aperto. Certamente ci sta il ricordino, ci stanno le cartoline, ci stanno le tipicità ma con gusto e moderazione.
Alberobello non se lo merita, la sua tradizione e storia parlano veramente da sole.





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