Google Immagini e credibilità personale; due chiacchiere con Fabrice Gallina

Ieri sono andata a pranzo con Fabrice Gallina, fotografo friulano - talentuoso- che ha alle spalle molta esperienza in fotografie di personaggi famosi e non. Sua la copertina di Vanity Fair con la presidente della regione FVG Deborah Serracchiani, per dirne una.
L'ho invitato a pranzo per parlare del problema dell'immagine fotografica in caso di crisi di reputazione e credibilità ma ho compreso subito che la domanda era evidentemente troppo stretta. Abbiamo parlato di un personaggio pubblico, un politico per la precisione, che ha avuto problemi con la giustizia. Dal suo rinvio a giudizio le fotografie che venivano pubblicate sui giornali, magazine e quotidiani non lo ritraevano certo come un vincente. Al titolo "indagato, rinviato a giudizio", etc. corrispondeva sempre una foto che sembrava confutasse le parole.
Fabrice mi ha ragguagliata su alcuni aspetti che mi hanno fatta riflettere:
- i giornali spesso pubblicano foto tratte dai profili social citando semplicemente "foto Facebook" quindi sappiate che una volta pubblicate, le foto, sono di proprietà Facebook che non farà grandi storie vedendo una sua foto pubblicata sul Corriere Romagna o sul Piccolo di Trieste.
- in generale, ai personaggi pubblici lui consiglierebbe di non farsi mai fotografare mangiando o bevendo oppure facendo smorfie strane, anche se fatte in situazioni ironiche.
In quel momento potrebbe sembrare anche uno scatto simpatico, divertente. Se, per disgrazia, dovesse succedere al malcapitato la stessa sorte del politico rinviato a giudizio, allora sì che un bicchiere di vino in mano oppure una grossa bocca spalancata per una semplice risata, comunicherebbe tutt'altro che simpatia.
Un comportamento sobrio e tanto buon senso sembrano rappresentare due elementi chiave nell'attività di prevenzione.
Negli anni 30, quando nacque il fotogiornalismo, in Germania, una fotografia poteva raccontare più di mille parole. Canon, la storica società produttrice di macchine fotografiche, regalò ai soldati delle macchine fotografiche pocket da portarsi sul fronte. La seconda guerra mondiale è stata così raccontata al mondo attraverso i loro scatti. Oggi, con i telefonini sempre più sofisticati succede più o meno lo stesso. Si racconta, si scatta, si condivide tutto quasi fossimo sottoposti al dovere di cronaca. Ma non è così. Forse varrebbe la pena riflettere sui contenuti che condividiamo, sugli scatti che inviamo in etere. E' tutto necessario?
Vorrei evidenziare anche l'aspetto internazionale di alcune scelte. I personaggi che rappresentano società all'estero dovrebbero fare doppiamente attenzione. Le regole che valgono in Italia non sono, evidentemente, le stesse che vengono applicate in altri paesi e nonostante la globalizzazione e l'appiattimento da tanti evidenziato, penso ci siano ancora tantissime differenze culturali di cui dobbiamo tener conto.
Anni fa ho lavorato come interprete per una società di smaltimento rifiuti speciali italiana che dialogava con alcune strutture in Slovenia, Serbia e Croazia. L'obiettivo era arrivare alla firma di un accordo di collaborazione per lo smaltimento di alcuni rifiuti combustibili.
Alla prima riunione ( fissata alle sette del mattino a Ljubljana con un funzionario) compresi che presentarci sarebbe stato superfluo. Il direttore della società aveva un fascicolo con i nostri riferimenti, foto prese dalla rete e curriculum. Qualcuno, per suo conto, aveva ricostruito la nostra posizione professionale e verificato i dati. Fra le informazioni, c'erano anche immagini fotografiche prese dai profili social e da Google Immagini.
Un modo per metterci a nostro agio, direte. Io però dico che se nel piccolo è già così, nel grande lo è mille volte di più. E da allora ho sempre fatto molta attenzione agli scatti che condividevo.
Le informazioni che noi stessi abbiamo pubblicato, hanno creato una base ( buona o cattiva che essa potesse essere) per determinare negli occhi dell'interlocutore un parere preventivo su di noi.
Credo che Fabrice abbia pienamente ragione. Veicolare l'immagine di un personaggio pubblico in un contesto piuttosto che in un altro fa la differenza. E non crediate che siccome non appartenete al mondo dei politici o dei VIP questo non vi tocchi. Ognuno di noi ha bisogno risultare credibile nel proprio lavoro perché prima o poi qualcuno potrebbe informarsi sul nostro conto ed allora siamo proprio sicuri di avere tutte le carte in regola?
Fabrice consiglia di fare una ricerca con il nostro nome e cognome su Google Immagini. Ci potrebbero essere delle belle sorprese.







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