Diritto all'oblio: il dubbio

Il diritto all'oblio è stato previsto dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea nel 2014. Applicando questo diritto, si può richiedere a Google la cancellazione di alcune informazioni ( come risultati di ricerca) sul proprio conto per non divulgare, ulteriormente, precedenti pregiudizievoli ( spesso legali).
I passaggi, formali, per la cancellazione dei dati sono al massimo tre:

  1. Richiesta a Google tramite formulario online ; qualora la stessa non venisse evasa nei tempi previsti, ci si dovrebbe rivolgere al 
  2. Garante per la Privacy e qualora anche in questo caso la risposta fosse negativa, si procede indirizzando la domanda al 
  3. Giudice Civile.
Due gli aspetti che vorrei trattare in questo post: con l'aumento della notorietà, della visibilità e del potere delle persone, si è patologicamente più soggetti ad attacchi d'immagine che spesso lasciano la loro traccia nel web. Pertanto, invito tutti a pensare preventivamente ai rischi legati alla notorietà e tracciare un percorso di prevenzione che possa essere utile non solo per i momenti di crisi ma anche come procedura da seguire per avere un'immagine consona al proprio ruolo.
Il secondo aspetto riguarda il diritto di cronaca ed il confine, spesso labile, con il diritto alla riservatezza. E' vero che se una persona è un personaggio pubblico, essa è comunque esposta per sua natura a destare un certo interesse. Poi, informare attraverso gli articoli, la cittadinanza di un fatto correlato al personaggio pubblico, i media dovrebbero sempre sottostare alla regola dell'interesse pubblico reale. Se un fatto può allertare la cittadinanza dinnanzi ad un pericolo o ad una truffa, allora va diffuso. Ovvio.

Un mio assistito, 10 anni fa ebbe un processo legale nel quale si trovò a suo malgrado coinvolto con accuse gravissime. La stampa seguì il caso e ciò che avrebbe potuto essere una vicenda di provincia, divenne ben presto un caso internazionale. I giornali locali pubblicarono gli aggiornamenti delle udienze online e gli articoli furono fruibili in tutte le lingue in ogni parte del mondo.
La vicenda si concluse positivamente con una sentenza di assoluzione completa per insussistenza dei fatti ma a distanza di otto-dieci anni, sulla rete ci sono ancora gli articoli riconducibili alle prime fasi della vicenda giudiziaria. Indelebili, virali, ben posizionati.
Richiedere l'applicazione del diritto all'oblio comporta comunque accettare che Google comunichi ai naviganti che parte dei risultati delle loro ricerche è stata omessa su specifica richiesta. Questa comunicazione accende, inevitabilmente dei dubbi.
La scelta migliore, a volte, è chiamare la redazione e trattare la cancellazione dell'articolo online in quanto già datato o per altri validi motivi.
Non sempre funziona, certo, ma vale la pena provare. A volte i media si trincerano dietro al diritto di cronaca, altre no. 
Come accennavo sopra, più visibilità equivale a più rischi d'immagine. Prima che succeda l'irreparabile, è sempre meglio investire sulla propria reputazione e implementare pratiche concrete per proteggerla e salvaguardarla.


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